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"Sostenere il sogno": gli interventi di Emy e Teresa

Il 19 agosto 2007 nella villa comunale “Angelo Frammartino” di Caulonia Marina, si è tenuta una serata dedicata alla poesia, con la presentazione del volume postumo “Sostenere il sogno” di Lucia D’Amato, edito dall’ AIAS.

L'intervento di Emiliana Brenner, figlia di Lucia.

Mia madre soleva raccontarmi le vicissitudini del suo cuore, ogni suo moto dell’anima, per questo ogni riga di questo libro porta con sé la dolcezza delle sue mille favole arrivate alla sera ed è a me noto come le pieghe del nostro vissuto insieme.
In uno dei suoi racconti mi parlò del suo primo amore, un amore ingenuo e bambino, nato perché il ragazzino in questione portava con sé un ombrello a spicchi colorati e questo accese le armoniose fantasie di mia madre bambina. Oggi i sette colori dell’arcobaleno sono sette promesse di pace.
Non ho avuto alcuna difficoltà a legare i ricordi di due persone che riuscivano con la loro grazia e il loro impegno a contagiare leggerezza e profondità, gioia e assennatezza insieme, in un clima in cui le due cose sembrano appartenere a due universi paralleli e credo che l’essenza stessa dell’ideale di pace e di armonia, che equivale all’ idea di equilibrio, sociale e individuale, risieda nel superare le dicotomie. In una delle poesie a cui sono più legata, mia madre canta il suo rimpianto, il suo mancato perdono a se stessa, per il suo sentore, certamente errato, di non essere riuscita ad essere “terra”, la terra che genera materia, la terra fertile che cova silenziosamente semi, la terra da arare con mani stanche, senza rumore di pensieri solo col silenzio del sudore, perché la mente non suda, non è visibile il suo sforzo di generare; apostrofato com’è stato il suo poetare di essere un lusso, magari inutile e per pochi, di appartenere idealmente al mare inaffidabile e troppo libero, la mente di mia madre partoriva idee e speranze ma gravate da un senso di colpa.
“Benché la leggenda dica che poi Ulisse tornò”, così si conclude quella poesia e che Ulisse torni stasera dipende anche da voi, che potete regalare un po’ di terra a questo mare senza argini, di poesia, attraverso l’adesione concreta a questo progetto che certamente mia madre avrebbe condiviso, rendendogli quella parte di concretezza, per così dire di “prosa” che gli appartiene e che ne può accrescere la nobiltà.
Tutto questo, proprio qui, tra e con persone che l’hanno amata, in luoghi più volte cantati, ma soprattutto vissuti da mia madre che non li ha ridotti a semplici scenari ma che ne ha conosciuto l’anima.
Anche Angelo era intimamente legato a questi posti, anche lui fermava “i tempi” per raccogliere la poesia di “altri tempi”.
Analogamente a come Angelo scriveva “la Non Violenza, si può esprimere almeno in 1000 ed 1 modi come le fiabe ambientate nella magica Baghdad, oggi sconvolta dalle lacrime” mia madre scriveva “Canzone credimi è mille cose. Fermare il buio dentro i tuoi occhi e dire: eccomi! Per ogni viaggio che porti al sole…” e più avanti “Cantare è piangere, urlare, combattere senza sosta, perché c’è una meta da raggiungere e c’è un tesoro mai pronunciato da regalare per poi morire”.
Ma conclude “Canzone credimi è mille cose: perché chi sa cantare non muore.”

  

L'intervento di Teresa Franco, dell'associazione "Amici di Angelo Frammartino".

A nome dell’associazione “Amici di Angelo Frammartino”, voglio prima di ogni cosa rivolgere un ringraziamento speciale alla famiglia D’Amato per aver voluto la nostra partecipazione. Ringrazio il dott. Alfonso e ringrazio Emy per questa serata dedicata alla poesia e a Lucia (mi permetto di chiamarla così, anche se non l’ho conosciuta, semplicemente con il suo nome, “breve, ma lento e popolare”, come lei stessa ama definirlo), e per aver permesso che il fascino e la magia creata dalle parole, quando acquistano l’esattezza e l’assolutezza proprie di un discorso poetico si mescolassero ad altri discorsi.
La nostra associazione, è un’associazione ancora piccola, giovane sia perché di formazione recente sia perché voluta dall’adesione di ragazzi; come molti sanno è sorta da circostanze luttuose, ma si propone di portare avanti la promozione e la diffusione dei valori di pace, non violenza e solidarietà.
Parlare di pace, oggi, come credo sia stato in ogni tempo, è un compito difficile e ambizioso, quasi come parlare di poesia. Da quello che abbiamo imparato in questi mesi, e dalla testimonianza che ci ha riguardati direttamente, e ci ha spinti a intraprendere questo percorso, abbiamo capito che la pace è un sentimento che deve germogliare lentamente attraverso l’esperienza e la formazione individuale, e tra le attività che abbiamo svolto e che ci impegneranno in futuro, vogliamo dare un rilievo particolare all’educazione alla pace. Ben venga, allora, una serata come questa, “letteraria”, che a molti potrà apparire slegata dai nostri obiettivi principali, ma che siamo convinti meriti la nostra attenzione e la nostra partecipazione attiva.
Abbiamo subito colto in queste poesie un’affinità spirituale e di contenuti; già il titolo, “Sostenere il sogno”, è bastato a suggerire un legame, o quanto meno uno spazio comune di appartenenza, in cui i sogni di una donna, madre, autrice e poetessa, potessero coniugarsi con il sogno universale che chiamiamo pace. Per questo motivo, oltre che per la vicenda biografica e filologica che ha riguardato la pubblicazione di questo volume, mi piace definirlo un libro testimoniale, nel senso che lascia un’eredità: descrive il dolore, mette a nudo le angosce, attraversa la disperazione, ma per comunicare il diritto/dovere alla felicità, all’identità attraverso l’appartenenza a se stessi e al mondo, valori centrali per l’accrescimento culturale e umano. Queste poesie hanno il coraggio, non solo l’ingenuità, di sostenere il sogno, di gridarlo, e lo fanno con una ricchissima modulazioni di toni, talvolta sono lancinanti e crude, altre dolci e lievi, altre ancora vorrebbero farsi canzone per raggiungere una condivisione piena, e assicurarsi una praticabilità da cui la poesia è per natura esclusa. È nella pioggia la voce di chi canta, scrive Lucia, quindi indistinta, non udibile, spesso confusa, quasi cancellata da un monotonia perfetta. Ma cantare è un destino.
Ho associato, volontariamente, seppure nella difficoltà di darne una definizione, e sollecitata dalla lettura del libro, poesia e pace. Cosa sono dunque? Entrambe provengono dalla più intima delle riflessioni che possiamo fare con noi stessi, sono espressione della purezza e della nobiltà dell’uomo quando riesce a vedere oltre le brutture del mondo, quando riesce a non farsene contaminare e non per semplice rifiuto ascetico, ma solo dopo un’adesione ancora più concreta alla vita, per scelta consapevole, per doloroso sforzo critico. Cosa rappresenti la poesia per Lucia, è lei stessa a dircelo quando scrive:

Non è gratitudine:
è dolore su dolore
non è emozione:
ma gelida feroce fedeltà.
Non è vanità:
è lacerante ammissione.

In questi ultimi versi, nella definizione di poesia come lacerante ammissione, mi sembra di vedere un messaggio che va raccolto, una saggezza che scaturisce dalla sofferenza e dalla maturità, ma che va incontro alla giovinezza, alla limpidezza e alla forza di ogni viaggio che porti al sole.
La tradizione ce lo insegna, la poesia è canto, solitudine, ma può qualche volta assomigliare alla canzone.

  

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