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Un incontro durato tre giorni tra le organizzazioni non governative israeliani, palestinesi ed europee

La relazione di Silvia Bassoli che ha partcipato agli incontri dell'11-13 giugno 2007 a Montecatini e Firenze in rappresentanza dell'Associazione degli Amici di Angelo Frammartino.

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 Il Ruolo dell’Europa
nella Risoluzione del Conflitto Israelo-Palestinese

Forum di Pace

11/13 Giugno 2007

Montecatini Terme - Firenze

Camminando nel corridoio del Centro Congressi Grand Hotel Vittoria durante il classico (e doveroso) coffee break di metà mattina, scorrono lungo la parete numerosi disegni i cui colori incuriosiscono lo sguardo dei pensierosi partecipanti alla Plenaria: mani di bambini palestinesi ed israeliani hanno tinto le scene della loro quotidianità con toni di pace. I contrasti dei colori, le forme imprecise e lo stile futurista tipico dei bambini rivelano con fantastica semplicità la crudeltà di una guerra che mina la stabilità e la sopravvivenza di entrambi i popoli coinvolti e la sete di pace delle nuove generazioni. Un israeliano si riflette in uno specchio e si osserva palestinese. Nel giardino del Hotel, palestinesi ed israeliani si scambiano sorrisi, strette di mano, lunghe parole e cartellini di presentazione, intavolano discorsi sui rispettivi progetti all’aroma di caffè italiano per poi riprendere il proprio posto all’interno della Sala Conferenze, dove le voci di Massimo Toschi, Ministro Regionale per la Pace, la cooperazione internazionale, il Perdono e la Riconciliazione, e di Luisa Morgantini, Vice Presidente del Parlamento Europeo, sottolineano l’importanza della Piattaforma di Pace organizzata dalla Regione Toscana a Montecatini Terme come preziosa opportunità di incontro e confronto tra ONGs israeliane (48) e palestinesi (54), con l’obiettivo comune di costruire una Rete di Pace basata sulla cultura della riconciliazione, della salvaguardia dei diritti umani, della giustizia, della convivenza pacifica, contro il meccanismo di azione-reazione che ha martoriato entrambi i popoli in questi 40 anni di occupazione israeliana della Palestina, risalente al 9 giugno 1967. Le voci che animano il Forum si pronunciano in favore della ripresa dei negoziati alla luce dell’unico realismo possibile: il dialogo e la pace, per la coesistenza parallela di Israele e Palestina, con Gerusalemme capitale di entrambi gli stati, facilitata dal necessario ruolo mediatore dell’Unione Europea. Durante la sezione introduttiva della Plenaria di lunedì 11 giugno, intervengono anche Riad Malki, Direttore Generale del centro palestinese "Panorama", e di Ron Pundak, Direttore Generale del centro israeliano “Peres”, coordinatori del Forum: è necessario un nuovo approccio in grado di rafforzare la debole leadership dei rispettivi governi, affinché siano soddisfatte entrambe le equazioni pace = sicurezza israeliana e pace = fine dell’occupazione. Sono ben 11.000 i palestinesi prigionieri nelle carceri israeliane: la rabbia dei rappresentanti palestinesi è controllata dietro le richieste di un immediato stop alla costruzione degli insediamenti, con conseguente fine della spirale di deterioramento ed avvio del sospirato processo di pace. Certamente la fine dell’occupazione è un passo fondamentale e necessario, ma singolarmente non costituisce garanzia di pace: importante quindi riunire le società civili palestinese, israeliana, europea in una piattaforma di rispetto dell’uguaglianza e dell’accettazione dei due popoli. “We have to speak loud” diviene lo slogan di numerosi interventi. La sessione pomeridiana della Plenaria di lunedì 11 si sviluppa nella presentazione dei 5 gruppi di lavoro, avviata dalle due coordinatrici Nancy Sadiq, palestinese, e Yael Patir, israeliana, ciascuno diretto da un mediatore israeliano e uno palestinese:

1. Democrazia, Diritti Umani e Civili
(Saman Khoury, David Lisbona);

2. Difesa Politica e Attivismo
(Sara Ozacky-Lazar, Jamal Zaqout);

3. Educazione, Cultura e Giovani
(Ahmad Hijazi, Eman Abu Khalaf);

4. Possibilità di Costruzione, Sanità, Sviluppo Sostenibile, Aiuto Umanitario
(Dan Bitan, Hazem Kawasmi);

5. Mass Media e Mezzi di Informazione Pubblica
(Orly Noy, Kamel Huisseini).

Il pomeriggio di lunedì 11 e la mattina di martedì 12 sono a disposizione dei gruppi di lavoro, all’interno dei quali si accendono forti dibattiti tematici. L’Associazione degli Amici di Angelo Frammartino partecipa al gruppo n°3: circa 25 componenti palestinesi, israeliani, europei, tra professori universitari, presidenti o rappresentanti di associazioni attive nel settore di pace e cooperazione internazionale, introducono individualmente il proprio impegno, i progetti, per poi sviluppare un dibattito relativo alle personali difficoltà di lavoro incontrate sul campo pratico. La maggioranza del gruppo critica aspramente i componenti che sostengono di non dover trattare gli enormi impedimenti causati dall’occupazione israeliana, piuttosto di avere il dovere di stilare un programma d’azione relativo alle politiche giovanili educative, come stabilito dalle tematiche di discussione. Solo formando due sottogruppi, è possibile proseguire il dibattito. I rappresentanti palestinesi non ammettono la subordinazione del tema dell’occupazione, per privilegiare confronti sulle politiche educative, impossibili anche solo da pensare per coloro cui la libertà, di movimento e d’azione, è negata. Concetti che si ripetono durante la Plenaria di martedì pomeriggio, quando l’ambasciatore Egiziano inquadra i 40 anni di occupazione israeliana in un breve excursus storico, in ricordo delle vittime delle due fazioni, le quali dovrebbero entrambe schierarsi contro il pericolo comune, l’idea del nemico morto come avversario in meno. Il resoconto finale dell’assemblea riceve gli applausi della Sala, in approvazione dell’accettazione, del rispetto dell’altro, del riconoscimento dei traumi di entrambi i popoli feriti dal conflitto, della necessaria centralità del dialogo, dell’incontro e della comprensione. Il bilancio finale dei working groups valuta la fine dell’occupazione una condizione necessaria e prioritaria.

1. Democrazia, Diritti Umani e Civili:
richiesta di un maggior numero di canali di cooperazione tra le ONGs israeliane, palestinesi e l’Europa, invitata a coordinare i processi di interazione in loco tra le parti e a supportare economicamente il processo di pace;

2. Difesa Politica e Attivismo:
l’occupazione israeliana come problema chiave, impegno a costruire ponti tra le due parti potenziando la crescita del Forum di pace in Israele e Palestina;

3. Educazione, Cultura e Giovani:
difficoltà di dialogo tra i componenti del gruppo, importante l’apertura mentale di entrambe le parti anche per condividere un programma di educazione alla pace diretta ai giovani, evidenza delle differenti realtà lavorative ( le richieste israeliane si articolano intorno all’insegnamento come mezzo in grado di cambiare le abitudini e gli stereotipi; le richieste palestinesi vertono sulla fine immediata dell’occupazione e delle politiche israeliane di colonialismo nei Territori), volontà di sviluppare una network tra le ONGs coinvolgendo entrambe le società civili in progetti pragmatici;

4. Possibilità di Costruzione, Sanità, Sviluppo Sostenibile, Aiuto Umanitario:
esplicita ostilità verso l’embargo israeliano e richiesta di una maggiore presenza internazionale mediatrice nel conflitto, richiesta ad esempio di un fondo monetario internazionale per supportare economicamente la Striscia di Gaza, riconoscimento degli effetti benefici del risollevamento dell’economia palestinese sui sistemi economici di entrambi i popoli;

5. Mass Media e Mezzi di Informazione Pubblica:
aspra critica alla politica israeliana di apartheid, all’indifferenza del sistema mediatico globale rispetto al conflitto, necessità di trasparenza e oggettività dell’informazione pubblica, richiesta di normalizzazione dei mass media e di maggior spazio disponibile alle attività delle ONGs, impegno di entrambi a condividere stazioni radio, rete televisive private, blog.

Il Salone dei Cinquecento, nel Palazzo Vecchio di Firenze, ospita la terza ed ultima giornata del Forum di Pace, mercoledì 13 giugno: all’ingresso, i controlli attraverso il metal detector accolgono familiarmente i rappresentanti palestinesi ed israeliani, che prendono posto sulle poltrone della Sala, ammirando gli sfarzi decorativi dei dipinti del Vasari sulle pareti e sui soffitti. La sessione conclusiva si compone delle voci di Romano Prodi, Primo Ministro Italiano, «Questo conflitto non ha una soluzione militare: la fine di questo scontro deve essere preparata giorno dopo giorno. Anche dal vostro lavoro», dell’assessore Cristina Bevilacqua, in rappresentanza del sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, e di Andrea Matteo Fontana, Responsabile Esteri della Commissione Europea, le cui parole sottolineano l’opportunità dell’avvio del processo di pace rappresentata dalla piattaforma di Montecatini, della naturale possibilità di incontro e accordo dei due popoli, dell’impegno e della necessità della fine del conflitto, dell’importanza di un pronunciamento europeo e del vantaggio di una UE mediatrice. «Oggi più che mai dobbiamo continuare a impegnarci per la pace. E lo dobbiamo fare con la gente. Perché la diplomazia da sola non riuscirà a costruirla. Se oggi siamo in questa situazione è perché l'impegno dei governi è fallito», aggiunge Claudio Martini, Presidente della Regione Toscana. Toni forti e applauditi quelli di Jibril Rajoub, rappresentante politico palestinese, il quale rimarca la rilevanza di una lotta comune al fondamentalismo, il riconoscimento del diritto all’esistenza dell’Altro e la possibilità di intendere il nemico scoprendo scopi comuni. I palestinesi devono impegnarsi per stabilire un equilibrio sociale ma ciò è possibile solo livellando le differenze abissali delle condizioni di vita delle due parti e opponendosi al Muro, atto politico di apartheid, la cui costruzione deve immediatamente cessare, così come quella degli insediamenti. Si afferma netta la volontà dell’autonomia di uno Stato Palestinese, in grado di avviare il processo di sviluppo della nazione. I ringraziamenti agli organizzatori e ai partecipanti seguono l’impegno di proseguire ed ingrandire la piattaforma di incontro. Avraham Burg, politico ed intellettuale israeliano, riconosce la fine dell’occupazione come l’inizio del processo di riconciliazione e, proponendo il coinvolgimento degli Stati Uniti nel tavolo di pace, rivolge agli USA e all’UE un invito al rispetto e all’attenzione sia del popolo palestinese sia di quello israeliano. Lo stesso Fontana ricorda l’unicità dell’opportunità di creare una piattaforma di pace, avviata a Montecatini ma necessariamente da proseguire in Palestina, come debole passo in un cammino faticoso ma sempre più urgente, in nome delle vittime del conflitto e in nome della speranza di pace delle nuove generazioni, rinnovando ancora una volta l’invito a mantenere il proprio impegno, pur se di ridotte dimensioni, perché, dalle parole di Angelo Frammartino, “Pensando di far poco, si finisce per non far niente”. La sofferenza causata dalle perdite umane muove alla ricerca di un punto d’incontro tra le parti, che spezzi la spirale di violenza e follia disperata, affinché non siano vane le vite spese per ideali di giustizia ed uguaglianza, affinché l’alba del 10 agosto 2007 rischiari di pace la città di Gerusalemme. Alle parole di Pierangelo Frammartino, portavoce della famiglia Frammartino presente, il Salone si scalda di sentiti applausi: “Vorremmo che il prossimo 10 agosto, quando sarà trascorso esattamente un anno, possa essere un giorno di pace a Gerusalemme. La famiglia, con l’animo colmo di dolore, troverà la forza per essere proprio lì a Gerusalemme per partecipare a questa giornata” . Intenso l’augurio che odio ed oppressione, falci che, con estrema e sconvolgente rapidità, tagliano lo stelo di numerosi fiori di pace, incuranti della loro essenza positiva e della loro importanza, possano cessare al più presto. Il dolore non ammette distinzioni tra identità culturali: la sensibile vicinanza del Parent Circle (l’associazione che raccoglie i parenti delle vittime del conflitto israelo-palestinese cui è stata invitata a farne parte la famiglia Frammartino, unico caso non israeliano o palestinese) alla famiglia si esprime nel commosso abbraccio del suo rappresentante, Aaron Barnea. Dopo i ringraziamenti agli organizzatori delle tre giornate di Forum, palestinesi ed israeliani si alzano dalle poltrone per scambiarsi gli ultimi contatti e alcuni si avvicinano per proporre la condivisione di progetti tra la propria organizzazione e l’associazione degli Amici di Angelo, come scambi tra giovani palestinesi, israeliani ed europei o semplicemente per lasciare il proprio indirizzo nella volontà di veder germogliare le speranze seminate in questi intensi tre giorni di sorrisi, confronti e scontri, promesse d’impegno spese di fronte allo stesso tavolo.

“Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. Voi, il popolo, avete la forza di creare la macchina, la forza di creare la felicità, avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi in nome della democrazia uniamo questa forza, uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere, eliminando confini e barriere, eliminando l'avidità, l'odio e l'intolleranza”.
CHARLES CHAPLIN - Il Discorso di un Uomo

“La cosa più importante che si può possedere è un cuore aperto. L’arma più potente che si può diventare è uno strumento di pace".
SANTANA

Silvia Bassoli
partecipante al Forum di Pace in rappresentanza della
Associazione degli Amici di Angelo Frammartino

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