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Verso Santiago

Il libro di Gustavo Cannizzaro è stato presentato il 26 agosto a Caulonia Superiore (RC) in via del Rosario.
Verso Santiago - Cronoca di un viaggio a piedi. Ed.: Corab

Pubblichiamo il capitolo 28.

ETAPA VIENTIOCHO

Km. 15,300

Jueves, diecisiete agosto

San Jacinto 

 Desde Ponferrada (550m.)

 hasta Cacabelos (490m.)

 Notte lunga, piuttosto fredda e piena di mestizia questa che apre il camino della ventottesima tappa. Il mio letto a castello nell’immensa camerata è a ridosso di una parete, nel cui interno passano le tubature degli scarichi. Vi posso assicurare che so quanti caballeros e senoras, chicos o chicas hanno fatto uso notturno dei servizi perchè gli scarichi degli sciacquoni hanno accarezzato le mie orecchie. E così per una notte, privato della ‘sonata in do minore’ di Salvatore, che ha preferito dormire su un colchòn a terra nella sala lettura, ho avuto l’ opportunità di deliziarmi con il gorgoglio, non mormorio, di acque reflue. In tal modo io, che secondo copione mi sveglio per le ore 3.30, sono desto da dopo il tocco dell’una. Certamente la notizia che sul tardo pomeriggio di ieri mi ha agghiacciato ha invaso di cordoglio tutto il mio essere. Nel buio della notte più profonda ho recitato il ‘requiem’ per la nostra giovane vittima. Da altri pellegrini giunti nelle ultime ore dall’Italia ho appreso che la bara del nostro eroe è giunta a Roma avvolta dalla bandiera iridata della pace per essere tumulata nel cimitero di Monterotondo. Angelo sarai ricordato da tutta la comunità cauloniese che più di altri ha avuto modo di apprezzare le tue meravigliose doti, la tua generosità, la tua viva intelligenza, la tua umanità. Angelo, come qualcuno ebbe a dire, sei stato “giovane impegnato in politica e nel sociale…promotore di iniziative di informazione e di dialogo tra i giovani…attento lettore e giovane scrittore”, hai amato ‘tradurre in parole’ i tuoi pensieri e farli conoscere agli altri. Angelo a te vorrò dedicare gli ultimi chilometri del mio camino verso Compostela e giunto sulla tomba del Santo tra le tante persone care ricorderò te, nostro piccolo eroe. Da mia sorella Teresa ho saputo che la nostra nipotina, Titti, bimba di cinque anni, si è meravigliata per l’accoramento che in casa continua a colpire tutti per una creatura di nome Angelo, perché, dice la bimba, se è questo il nome, un Angelo non può che volare per il cielo. Allo stesso modo mi piacerà ricordarti con la grazia di un angelo che si libra verso un mondo di giustizia e di vera pace. Si lascia l’ albergue che, a dire il vero, più di un luogo per pellegrini mi ha dato l’ impressione di essere un gran caravanserraglio tanta è stata la gente e la confusione che in esso ho trovato, ma le prime luci dell’alba appaiono nei loro colori più brillanti e sereni, confortandoci che la pioggia di ieri è solo un ricordo e che il buon tempo alla fine ha avuto la meglio. Prima di lasciare Ponferrada moviamo i primi passi per il suo centro storico. La città ancora va fiera della sua storia legata ai cavalieri templari che, attraverso il suo castello, seppero esercitare uno smisurato potere. Pare che il maniero ponferradese in epoche passate abbia custodito all’interno delle sue mura la coppa del sacro Graal e l’ Arca dell’ Alleanza. Molti, nel triplice ordine delle sue mura, nelle dodici torri che lo attorniano e nella pianta stessa del castello, vogliono leggere simboli legati al mondo esoterico dei Templari. La visita per la città di Ponferrada trova termine con un breve sguardo al palazzo dell’ayuntamiento, la torre del reloj e la chiesa gotica di Santa Maria de la Fucina. Peccato ! Mi sono sbagliato e di grosso. Nel momento in cui lasciamo il centro minerario del Bierzo, una nube sempre più nera si spinge da oriente e pare che abbia tutta la voglia di minacciare. La minaccia è realtà, infatti è subito pioggia. Anche oggi Giove Pluvio pensa di togliere di mezzo il Santo del giorno e dirigere personalmente l’intenso traffico delle nubi. Possanza della religione antica! Il camino non conosce soste, quindi a noi poveri pellegrini non rimane altro che tirar fuori il poncho dallo zaino e coprire con esso noi stessi. Si procede verso occidente, sotto la pioggia, sempre più bagnati, e attraverso filari di viti, di verdi pometi e i centri di Columbrianos, Fuentes Nuevas, nota per il rosso del Bierzo, raggiungiamo Camponaraya. L’acquazzone non mi impedisce di gustare una mela dal profumo intenso colta da Salvatore. Dopo una marcia di quindici chilometri e sotto una pioggia sempre più fitta si tocca il pueblo di Cacabelos, nel cui albergue pensiamo di far finire la tappa del giorno riparandoci così dall’acqua. Nell’ ultimo tratto del camino odierno incontriamo cinque pellegrini reggiani che con i loro canti sanno ravvivare i momenti difficili causati dalla persistente pioggia. Su invito dei reggiani Isa evidenzia le sue ottime qualità canore. Non sapevo che fosse così brava nel canto, la sua voce intona celebri motivi in più lingue, dal napoletano di casa nostra al castigliano caldo e suadente, all’ebraico triste e malinconico. Con gli scarponi infangati, le gambe bagnate e i vetri degli occhiali pieni di tante goccioline d’acqua tanto da avere difficoltà a trovare la strada, facciamo il nostro ingresso nell’ albergue. Siamo tra i primi a giungere ed esso appare subito comodo e con camerette a due letti. A me tocca dividere il mio spazio con il capo-clan del gruppo reggiano. Si presenta e il suo nome è Fabrizio che con Mauro, Giuseppe, Elico, e Umberto, muovono verso Santiago e spesso fondono le loro belle voci in motivi accattivanti. Bello appare il momento del pranzo e io scelgo paella per primo, polpo alla galiziana per secondo, ma la vera delizia viene dal sottofondo musicale eseguito dal quintetto reggiano che sul ‘la’ di Fabrizio esegue una melodia degli scarriolanti della bassa padana e la sempre struggente ‘Addio Lugano Bella’. Il  camino sa essere anche questo e ogni giorno ti offre nuove conoscenze e semplici sorprese.