Data: 20 dicembre 2007
Fonte: Associazione Amici di Angelo Frammartino
MONTEROTONDO (RM) - Ancora una volta una bellissima giornata per parlare di pace e cooperazione internazionale, dedicata soprattutto ai giovani delle scuole di Monterotondo, si è svolta nella mattinata di giovedì 20 dicembre presso la sala consiliare del palazzo comunale della città eretina.
Alla presenza del sindaco di Monterotondo e presidente della Fondazione Angelo Frammartino Antonino Lupi e con la partecipazione della famiglia di Angelo, gli ospiti della giornata, Paolo Nerozzi (segretario nazionale CGIL) ed Elisa Castellano (presidente nazionale Progetto Sviluppo) hanno discusso con i ragazzi di come poter concretamente lavorare per rifiutare insieme ogni logica di guerra e violenza nel mondo.
Molto significativo, in questo contesto, il gradito intervento del preside dell’istituto superiore “Marco Polo” di Monterotondo Elio Nicolosi, il quale ha voluto ricordare il necessario impegno dell’istruzione e della cultura nella formazione di una sensibilità di solidarietà e comprensione nei ragazzi di oggi.
Successivamente i partecipanti si sono recati presso la sede della CGIL Roma Est, in via Bruno Buozzi, sempre a Monterotondo, dove è stata scoperta, non senza una grande emozione, la targa che ricorda il nome di Angelo Frammartino ed il suo indimenticato impegno di pace in Terra Santa.
Riportiamo l’intervento di Alessandro Zattini dell’associazione degli amici di Angelo Frammartino.
Innanzitutto vorrei rivolgere alcuni ringraziamenti: alla Cgil e progetto sviluppo, non solo per la vicinanza dimostrata alla famiglia di Angelo e a tutti i suoi amici dal momento della sua tragica scomparsa , il 10 agosto 2006 a Gerusalemme, ma oggi in particolar modo per la decisione di intitolare la sua sede qui a Monterotondo ad Angelo stesso.
Ad oltre una anno dalla sua morte, credo che l’esperienza di Angelo ci abbia insegnato moltissimo e sia in grado ancora oggi, quotidianamente, di parlarci apertamente.
E’ la vita di un giovane spesa per qualcosa di grande, una vicenda umana di enorme spessore che ci spinge a riflettere sulle domande, io credo, basilari del nostro essere comunità, mondo sociale.
Ma soprattutto ciò che continua a colpirmi, molte volte in maniera assidua ed incessante, è paradossalmente la grande normalità della sua, pur breve, vita insieme a noi, il ricordo della sua grande fantasia, della sua voglia di stare a contatto con le persone, le più diverse fra di loro, la sua capacità di inventare la giornata dedicandola a qualcosa di utile per sé ma soprattutto per gli altri accanto a lui, si traducesse ciò nella semplice organizzazione di una partita di pallone così come nelle iniziative di politica vissuta.
Voglio dirvelo con molta franchezza: io non penso che Angelo sia un eroe, ma credo con fermezza che proprio questa sia la sua e nostra grande conquista…. Angelo mi ha fatto comprendere che questo mondo così massacrato e così solo non ha bisogno di eroi… ha semplicemente bisogno di noi, della nostra volontà umile di esserci, di condividere, di rispondere presente all’appello della nostra comunità.
Una comunità sia a livello locale che nazionale ed internazionale che ci chiama a spendere le nostre forze contro la guerra, la violenza, da qualsiasi parte esse provenga o con qualsiasi colore politico essa pretenda di vestirsi, che ci interroga sul senso dell’essere, per la maggior parte dei nostri giorni, l’uno accanto all’altro ma con l’incapacità di saper realmente comunicare, che ci invita a tornare alla partecipazione politica e sociale di quei contesti che ci sembrano così lontani da noi, abituati ormai solo ad accendere e spegnere la televisione, contesti che invece sono parte integrante della nostra vita e delle nostro futuro.
Angelo allora oggi ci parla di questo, della necessità di tornare ad informarci su cosa accade nel mondo, perché in Palestina si continua a morire e sono cinquanta anni che accade, perché in Darfur c’è una guerra da tutti dimenticata, perché i tre quarti del mondo ancora soffrono la fame e la sete, perché il dio denaro, il profitto, comandano tutti e tutto e pretendono di decidere arbitrariamente chi o cosa, nel caso del nostro ambiente, debba morire.
Ci sono grandi strutture, organizzazioni, sì e vero, ma moltissime di esse ormai sono connaturate al sistema e allora capiamo che la risposta immediata deve venire nel modo più semplice e forte: deve venire da noi, in qualità di cittadini e di donne e uomini che vogliono rifiutare questa la realtà che sembra non lasciarci possibilità di scelta.
Allora il gesto umile di un ragazzo che decide di passare le sua vacanze estive con i bambini palestinesi ci dice con forza che quella scelta non dobbiamo sperare che ci caschi dall’alto, che qualcuno la risevi per noi….. noi dobbiamo prendercela, subito.
Voglio in conclusione ringraziare come sempre le istituzioni di Monterotondo nella persona del sindaco Lupi, e tutti coloro che, a livello istituzionale, locale e nazionale, si stanno impegnando nel progetto della Fondazione Angelo Frammartino ed in tanti altri atti concreti di memoria vissuta nel ricordo di Angelo, proprio come l’intitolazione della sede della Cgil, perché è questo affetto che continua a farci capire che il percorso è solo appena iniziato, e che tutto il resto, come sempre, spetta a tutti noi scriverlo insieme.