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Angè
Il ricordo degli amici di Angelo ai funerali svoltisi al duomo di Monterotondo il 15 agosto 2006. Il testo, letto da Alessandro Zattini, è trascritto sotto.

Angè… eccoti qui,

qui davanti a chi ti ha visto nascere e poi crescere, a chi ti ha visto ridere, ma anche piangere e soffrire, a chi aveva voglia di condividere emozioni accanto a te… e a chi ti ha visto anche solo per pochi attimi e non ti ha vissuto fino in fondo.
È impossibile oggi prendere spunto dalle proprie sensazioni e cercare le parole giuste, le espressioni più dolci, le figure più lucenti perché OGGI nel giorno di dolore che uno ha, sentiamo un vuoto dentro noi, alberga solo lo strazio infinito per la tua perdita.
Nei nostri occhi ora, vivo è il tuo ricordo; in questi ultimi attimi della tua vita dove gli Angeli non hanno avuto tempo per guardare, noi ci stringiamo forte intorno a te, inermi di fronte a un destino che non lascia alcuna via d’uscita e che non ci ha dato la possibilità di poterti stare accanto in un giorno che pensavamo fosse lontano, ma al quale non volevamo mancare, per farti sentire ancora una volta il nostro affetto.
Grazie a questo triste ricordo, troveremo la forza e la spinta per poter continuare un “percorso” a cui ti sei dedicato intensamente e che portavi avanti con tutta la passione che ti distingueva e caratterizzava. Non si sa mai se un’ideale ti porterà dolore, se ti porterà a realizzare i tuoi desideri o meno; tu hai avuto la forza di seguire nelle varie vicissitudini della tua vita i tuoi pensieri cercando nel profondo la via ideale da percorrere.
Ed è allora, nel momento dello sconforto più acuto che sono travolto dai ricordi, immensi e piccoli, vicini e lontani, così tanto vissuti e così amorevolmente assaporati insieme.
Hai presente, dolce rosa d’estate, il cielo terso dopo la pioggia, quel senso di profonda dispersione che provo guardando in alto, perché divengo improvvisamente consapevole delle mie piccolezze e dei miei limiti di persona?
Come posso oggi dirti che se li alzo ancora quegli stessi occhi tra il velo delle lacrime e delle nuvole candide vedo il tuo sorriso, sento le tue parole, ed ho solamente voglia di aspettarti e di lasciarmi travolgere dal fiume in piena delle tue emozioni?
Come posso oggi in una piccola manciata di minuti, con lo sguardo e con la voce, farti capire cosa sei stato per me, nella nostra vita insieme, nelle avventure di ogni giorno, nelle risate che leggere volavano dal tuo sguardo e dalla tua bocca per diffondersi attorno, fra noi, mentre il mondo andava oltre e veloce galoppava verso mete così lontane? Un giorno ti scrissi che per me sei e sarai sempre uno stimolo aperto al confronto di idee, alla discussione, per lo sviluppo della mia maturazione, della mia coscienza, della mia anima di uomo.
E così ora nel momento in cui, timido e indeciso, mi affaccio sul mondo delle grandi esperienze in questo momento tu, piccola foglia d’autunno, mi sorprendi con un dolore ed uno sconforto che sento più vasti di ogni pensiero e mi spingi a diventare uomo per il mio bene, amorevolmente come hai sempre fatto, parli al mio cuore di ragazzo.
In questo modo così profondo, con il tocco ancora caldo delle nostre mani, mi fai comprendere così tanto, e lo intravedo il modo per far capire al mondo chi eri.
Semplicemente, con infinito amore apro il mio cuore perché così potremo parlarci, essere vicini e sentirci finalmente a casa, insieme, ancora una volta e per sempre.
E allora posso dirti, fresca brina d’inverno, che tu mi hai dato tutto te stesso nel gioco, nello studio, nelle esperienze della vita passata insieme così stretti da percepire al volo i nostri pensieri, le nostre sensazioni. Posso dirtelo forte che sei e sarai sempre lo stimolo in più nella mia vita, la dolcezza morbida dei miei gesti e la freschezza dei miei pensieri, la mia serenità nel momento del bisogno, l’onestà e la lealtà del mio ideale.
La morte della persona che per tutti noi era un amico, un fratello, e un compagno, e il dolore infinito della sua stupenda famiglia, ci impongono ora la responsabilità morale di una riflessione urgente: eri messaggero di pace e fratellanza e ti hanno ucciso, portavi il gioco e il sorriso ai piccoli palestinesi ed israeliani che tanto soffrono e ti hanno strappato al mondo , avevi la voglia e la forza di essere rivoluzionario d’amore e questa società di guerra e odio ti ha falciato come si fa con il grano maturo che è pronto a diventare pane per tutti.
Ed allora lo sconforto ed il dolore potrebbero portarci a credere che il tuo sacrificio sia specchio del nostro fallimento , della nostra sconfitta nel diffondere le parole e le figure più pure , quelle della pace e della fraternità fra i popoli. Così nel profondo del nostro cuore ci domandiamo con angoscia: è veramente così forte e stretta la spirale della guerra e del terrorismo? E’ veramente così ineluttabile lo scontro di civiltà che la nostra società cieca all’amore ci vuole imporre con violenza?
E l’uomo con le sue infinite qualità e possibilità , emozioni e pensieri , è veramente destinato a rimanere schiacciato da questo scontro?
Ma tu, piccolo germoglio di primavera a cui la violenza ha tolto la fioritura , nei tuoi messaggi di pace ci scrivevi e ci insegnavi che la Non Violenza “è pratica alta del confronto, qualcosa di opposto alla passività e alla rassegnazione, valorizzazione del diverso, sorella gemella del dialogo attento ed interessato” e che la nostra lotta per la sua affermazione nel mondo deve partire dalla nostra comunicazione, “bandendo registri linguistici che rimandano a campi semantici di tipo militarizzante, e poi in quello delle nostre relazione quotidiane , con chi ci sta accanto ma non conosciamo”.
Ed eccola allora la tua, la nostra riflessione: non possiamo e non dobbiamo arrenderci, questa è la nostra responsabilità morale, questo è il tuo ultimo prezioso dono di uomo che tutti noi abbiamo il dovere di accogliere nei nostri cuori.
In questo modo, con gli sforzi di cui noi siamo capaci , possiamo ricordarti e sentirti vicino , come sempre dolcemente, con gioia, con quel modo che avevi di fare, tu che eri trottola di vita, parole, canzoni e splendidi pensieri.
Oggi te lo vogliamo dire forte Angelo: tu sarai la nostra idea che non muore, riuscirai a darci forza ogni giorno negli eventi speciali come nel quotidiano di vita e ti farai riflessione e pensiero di pace e amore nei luoghi del mondo.
Vogliamo far sentire forte la tua voglia di non-violenza e come da un fiume in piena; vogliamo lasciarci travolgere da essa: un paese realmente democratico ha il dovere di lasciar scorrere questo forte fiume nella stanze delle sue istituzioni, delle scuole , dei luoghi di incontro fra le persone , fra noi uomini e donne che troppo spesso ci lasciamo assalire dalla grigia quotidianità fatta di stragi e di dolore.

Troppo spesso non riusciamo più a sentire nel nostro profondo quelle stragi e quel dolore, perché troppo spesso siamo come i girasoli che piegano lo stelo ad una tempesta fatta di pubblicità , di falsi idoli , di consumismo e di una folle globalizzazione che ci rende uguali nell’incapacità di rialzare al sole quello splendido fiore che tu tanto amavi.
Oggi noi con il tuo ricordo, quella forza la vogliamo recuperare insieme , vogliamo dirti che possiamo ancora mostrarci al mondo con le nostre speranze e desideri perché tu ora ce lo dici , tu ora ne sei l’esempio.
Per tutto questo, noi vogliamo chiedere con forza e con la sua voce di credere non solo alle sue parole ma , come lui spesso mi diceva , prima di tutti in noi stessi, nella nostra carne e anima di persone veramente capaci di vivificare un mondo migliore.
Alle bombe, alle guerre e alla morte, noi rispondiamo con le bandiere della pace, con il tuo fiume di pensieri e la tua voglia di vivere, con i tuoi mille impegni presi in un attimo e con la spinta enorme che ci dai ad impegnarci a fondo, a non risparmiarci mai , a non mollare mai nel rincorrere, nel vortice della vita, i tuoi splendidi sogni di grande ragazzo e di piccolo uomo.
Nel giorno della tua morte e nel giorno in cui noi impariamo tra le lacrime a portarti nel cuore pur senza poterti stringere forte fra le braccia, tutti noi vogliamo salutarti e farti sentire la dolce forza del tuo chiaro ricordo.
Il ricordo di una persona che avremmo preferito diventasse conosciuta al mondo intero, per altre vie, per altre circostanze e non per quella così drammatica che ci sta affliggendo in questi tristi giorni.
Non avremmo mai voluto parlare di te a telecamere, microfoni e taccuini, non avremmo mai voluto scrivere quei versi, per un evento ingiusto e così profondamente shockante. Avremmo piuttosto preferito che tu restassi in mezzo a noi ancora un po’.
Ma come diceva il “nostro” caro vecchio Jimi Hendrix, che alleviava e allevia con le sue note i nostri stati d’animo: “La storia della vita è più veloce di un batter d’occhio” e ne prendiamo dolorosamente coscienza, sentendo dentro noi la veridicità di queste parole così pure e forti.
Angelo… Grazie, grazie per esserci stato, per aver attraversato questa vita a vele spiegate insieme a noi, con te nel cuore ci proveremo a non dargliela vinta, a non cadere nella falsità e nell’ipocrisia di questa sporca società, ci ribelleremo ancora e ancora pur di riuscire ad essere sempre liberi di esprimere i nostri ideali e d’innalzare la nostra bandiera che nessuno conosce, anche se il più delle volte ciò ci farà veramente male.
Concludo qui, questa onoranza per un nostro caro amico che da ora in avanti pur se non vedremo tutti i giorni, come facevamo prima, so che ritroveremo in ogni nostro gesto, in ogni nostro viaggio, in ogni nostro attimo.
“Lo squallore del mondo riecheggia nelle notti, infestate dal malessere collettivo, da quel sorriso maligno che ci si presenta innanzi, sull’uscio di casa dopo una notte insonne, l’umanità risente di leggi imposte da millenni, radicate nelle anime senza alcuna spiegazione” (A. Cialli)… come io non mi spiego ancora, e forse non ci riuscirò mai, perché tutto questo sia dovuto capitare proprio a te.
Ciao piccolo messaggero d’amore, grande portatore di pace.