Il ricordo dei compagni di Angelo durante l'esperienza di volontariato a Gerusalemme.
Di seguito il testo letto durante i funerali celebrati nel duomo di Monterotondo il 15 agosto 2006.
I 14 di Gerusalemme... Silvietta e Silvia, Michela, Annalena, Paola, Chiara, Annesa, Barbara, Livio, Angelo, Stefano, Paqu, Renzo e Sergio.
14 persone, assieme, partiti come gruppo, divenuti amici in poco tempo, un po’ per quella convivenza forzata che ci faceva augurare ogni mattina il buon giorno “Sabah alkehr”…e quando ci si scambia quotidianamente l’augurio di un buon giorno con un sorriso, sotto lo stesso meraviglioso cielo, non si può che diventare amici.
Dieci giorni trascorsi intensamente, senza conoscerci nemmeno troppo…ma poco importa, quando ci si trova lì, nella città più tristemente bella del mondo con il Cuore vivo e l’Anima colma di energia, non è necessario sapere quale sia il nostro colore preferito, o se credi in dio o se preferisci i bucatini agli spaghetti.
Il Cuore che batteva forte e deciso nel nome della solidarietà, i sorrisi dati e presi nell’intento di dar forza, di prenderne, i sorrisi spesso soffocati da una realtà che abbiamo iniziato a tastare, forse appena a sfiorare, ma che ci davano lo slancio e la determinazione verso il bisogno, testardo e triste, spesso adirato e rassegnato, di capire, capire la natura e il perché di quel male che ha infettato quella terra…
E la voglia di cambiare, con la consapevolezza dell’impotenza e gli occhi grandi e profondi dei bambini, in grado di disarmarti e renderti belligerante d’amore allo stesso tempo.
Angelo è la prova della folle lotta, del nobile spargere piccoli Semi di Pace,
Pace,
un sogno che racchiude la fine della disperata incomprensibile follia umana.
Non voglio chiamarla utopia. La pace sarà utopia nel momento in cui quelli come Angelo non nasceranno più.
Mamma Silvana, e papà Michelangelo, avete messo al mondo un seme di pace. Un seme che non si è seccato, tutti noi, ragazzi di Gerusalemme, non smetteremo mai di innaffiarlo ed innaffiarci, e da Lui attingere forza e splendore e positività.
Siamo partiti in 14. Lo siamo ancora.
Un sorriso al gusto della vita e della morte che alla vita appartiene, un abbraccio dal calore degli abbracci dati ai bambini che Angelo ha abbracciato, una risata contagiosa e rumorosa come la sua, che tutti noi continuerà a far sorridere.
E poi mille parole italiane, arabe, amiche, cantate, mozzate dalla tristezza, piene di forza, tutte la parole udite a Gerusalemme, tutti gli odori, l’arte, gli sguardi che dentro noi portiamo, così come Angelo ha assaporato e divorato con noi a Gerusalemme.
Tutto questo è per voi, mamma Silvana, papà Michelangelo e Romina.
Eccoci tornati, non senza Angelo, assieme ad Angelo.
Ed un sorriso, quello prezioso di Angelo e quello nostro, affinché Lui non smetta mai di sorridere.